Nel 1978 Luigi Ghirri auto pubblicò il suo primo libro, Kodachrome, un manifesto d’avanguardia del mezzo fotografico e pietra miliare del suo straordinario lavoro. Nel libro Ghirri presenta i suoi luoghi in immagini accuratamente ritagliate, realizzando fotografie di fotografie e immortalando il paesaggio italiano attraverso annunci, cartoline, piante in vaso, muri, finestre e persone.
Ghirri fu uno scrittore prolifico, e col senno del poi, le sue idee teoriche e visive si sono rivelate spesso lungimiranti. Nella prefazione di Kodachrome dichiara: “Il senso che cerco di trasmettere attraverso il mio lavoro è la prova di come sia ancora possibile desiderare ed incontrare il sentiero della conoscenza, di essere capaci di distinguere la precisa identità di un uomo, delle cose, della vita, dall’immagine di un uomo, delle cose e della vita.”
Con l’avvento della fotografia intesa come prodotto commerciale, Ghirri predisse “un’inerzia delle emozioni” su chi osserva provocata da un eccesso di immagini in ambienti pubblici prodotte in larga scala. Estremamente consapevole di come ritagliare le immagini, vide nell’ immagine fotografica uno spazio da osservare e su cui riflettere, “un’ analogia della realtà”, chiedendo agli osservatori di aguzzare la vista e considerare sia il contesto incluso nella cornice che quello escluso. Come il critico Francesco Zanot scrive nel saggio allegato a Kodachrome:” I lavori di Ghirri sono strumenti potenti per rieducare lo sguardo”.
Bombardati come siamo da incessanti fiumi di immagini questo dovrebbe servire a spiegare perché – dopo oltre vent’anni dalla sua scomparsa – il lavoro di Ghirri sia oggi più rilevante che mai.
Stilleben library è una raccolta di immagini e testi, fonte di ispirazione ed arricchimento. Ad essa attingiamo nella nostra formazione e ricerca.